Nome d'arte di Phyllis Flora Isley, attrice statunitense. Figlia d'arte sulle tavole del vaudeville, durante gli studi di recitazione sposa il futuro attore R. Walker. Sotto contratto con la Republic, debutta nel western di serie B accanto a J. Wayne (Il confine della paura, 1939 di G. Sherman). È tuttavia l'incontro con il produttore D.O. Selznick, spirito visionario e accentratore, a mutare le sorti della sua carriera, che subisce una rapida impennata con il ruolo di protagonista (e l'Oscar) in Bernadette (1943) di H. King. A proprio agio tra sentimentalismi patriottici (Da quando te ne andasti, 1944, di J. Cromwell), drammoni strappalacrime (Gli amanti del sogno, 1945, di W. Dieterle) e tocchi ironici (Fra le tue braccia, 1946, di E. Lubitsch), raggiunge l'apice della popolarità con Duello al sole (1946) di K. Vidor: superproduzione in Technicolor dagli sfolgoranti cromatismi, iperbolico melodramma in salsa western. Selznick, vero autore del film, pone al centro dell'intreccio di sensualità e violenza una J. dalla carnalità primitiva e focosa e dalla recitazione sopra le righe (nomination). Tenero fantasma in Il ritratto di Jennie (1948) di W. Dieterle, e Madame Bovary (1949) plasmata da V. Minnelli, sposa il suo mentore e lo segue in Gran Bretagna (La volpe, 1950, di M. Powell ed E. Pressburger) e con meno fortuna in Italia (Stazione Termini, 1953, di V. De Sica). In patria interpreta ruoli di donne determinate (Gli occhi che non sorrisero, 1952, di W. Wyler) e intraprendenti (Ruby, fiore selvaggio, 1952, di K. Vidor), fino all'insuccesso di Addio alle armi (1957) di C. Vidor, che determina il ritiro di Selznick. La morte del produttore (1965) dirada ulteriormente (La strada sbagliata, 1966, di D. Petrie) le sue apparizioni.